(ANSA) - ROMA, 1 GIU - Le trivelle tornano a far discutere.
Nel decreto incentivi, allo studio del Governo, e' contenuta una
riduzione del limite per le perforazioni petrolifere offshore
dalle attuali 12 a 5 miglia dalla costa. Stando a quanto
riportano i senatori del Pd, Francesco Ferrante e Roberto Della
Seta, il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera
spinge per l'inserimento di questa norma che consetirebbe
estrazioni ''praticamente sottocosta''.
La questione pero' e' tutt'altro che risolta. Infatti, c'e'
da capire come il ministero dell'Ambiente reagira' a questa
misura. In linea di principio, non dovrebbe digerire una
soluzione di questo tipo, che in un certo senso rappresenterebbe
un passo indietro (due anni fa si sposto' il limite). Ed inoltre
il testo del decreto essendo in continuo divenire, puo' cambiare
di ora in ora, lasciando spazio a modifiche su cui a via
Cristoforo Colombo potrebbero gia' aver iniziato a lavorare. In
ogni caso nulla e' escluso, anche perche' se il limite attuale
di 12 miglia dovesse saltare, l'ipotesi su cui dovrebbero
iniziare a ragionare i due dicasteri per raggiungere una
''mediazione'' e' quella di 'pagare' un contributo all'ambiente
attraverso, e sottoforma, royalties.
I senatori del Pd avvertono che ''anche se estraessimo le 11
milioni di tonnellate di riserve petrolifere stimate nei fondali
marini del nostro Paese, ai consumi attuali li esauriremmo in
soli 55 giorni''. Nel decreto 'Incentivi e rilancio
infrastrutture' - dicono Ferrante e Della Seta - ''che da
qualche settimana e' in rampa di lancio sembra che il ministro
Passera voglia un nuovo via libera alle trivellazioni
petrolifere e gasiere selvagge nei mari italiani, praticamente
sottocosta''. Il ministro Passera, aggiunge Ferrante, ''ha
parlato di 20 mila fantomatici addetti per questo 'rinascimento
petrolifero', ispirato dai dati di Assominiera, secondo il quale
riportare il limite delle trivellazioni da 12 miglia a 5 miglia
si tradurrebbe in entrate per lo Stato di 2 miliardi di euro
l'anno''. Si tratta, rilevano, di ''un'operazione a uso e
consumo delle multinazionali petrolifere, che provocherebbe un
danno in termini di immagine e turismo enorme a tantissime
localita' italiane, senza contare i rischi concreti per
l'ambiente, alla base del dietrofront due anni fa del Governo
Berlusconi dopo il disastro del Golfo del Messico''.
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