
Questa tesi e’ stata sostenuta dalla rivista internazionale Biogeosciences che la supporta soprattutto grazie all’analisi delle immagini prese dai satelliti e che ritraggono, a partire dalle prime nel 1982, i mutamenti in questa vastissima fascia dell’Africa.
I risultati sono abbastanza evidenti, perche’ sottolineano quanto e come la situazione sia mutata lungo i 3.800 chilometri di deserto che, partendo dal Ciad, arrivano alla zona occidentale del Sudan. Per gli esperti, l’aumento delle temperature e quindi dell’umidita’ hanno avuto come effetto quello delle precipitazioni che, dicono, in prospettiva potrebbe restituire il Sahara alla condizione in cui si trovava dodicimila anni fa, quando era una immensa e rigogliosa savana, habitat perfetto per piante e specie animali. Quello al quale si sta assistendo ora e’ comunque un primo segnale, qualcosa che deve essere considerato come una possibilita’. Ma le fotografie sono li’ a certificare che le zone verde si stanno allargando e che, soprattutto, questo sta rimettendo in moto quel meccanismo che spinge le specie vegetali ed animali a cercare sempre le migliori condizioni. Cosi’ accade che semplici arbusti diventino ‘grandi arbusti’; cosi’ accade che vengano ad essere trovate delle piante fortemente radicate laddove, sino a qualche anno fa, non ne esistevano, come sta accadendo per le acacie. E cosi’, ancora, accade che uccelli, struzzi, gazzelle, anche specie anfibie tornino in aree dalle quali erano assenti da migliaia di anni. Se i modelli climatici troveranno conferma nei fatti, nei prossimi 70 anni l’aumento delle precipitazioni sara’ costante, delineando uno scenario sino a poche decadi fa assolutamente impensabile.
Di Diego Minuti
Fonte: ANSA
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