La storia di uno studio per ottenere energia pulita che non ha un fondamento scientifico. Ma in Italia le ricerche continuano
di Stefano Pisani
L’argomento al centro delle polemiche è quello della presunta energia da fusione piezonucleare, un fenomeno presentato per la prima volta in una ricerca del 2009 di Fabio Cardone e Roberto Mignani, fisici attualmente in forze all’ Università degli Studi Roma Tre. Nello studio si sosteneva di aver prodotto una reazione in cui il torio, elemento radioattivo, diluito in acqua e sottoposto a onde di pressione, modificava il proprio tasso di decadimento naturale e produceva neutroni. Ossia si verificava una reazione nucleare. Il fenomeno è stato però subito messo in dubbio da tre studi che non confermano i risultati di Cardone e Mignani, sollevando forti dubbi sulla validità dei dati pubblicati su questo argomento. I lavori in questione sono tre, e sono internazionali: uno è dell’ Infn di Frascati, uno dell’ Università di Uppsala e uno dello Snolab canadese.
Mentre la comunità scientifica mondiale discuteva del piezonucleare, in Italia nel ddl del 2009 sul piano energetico nazionale veniva inserito un emendamento che impegnava il Governo a finanziare la ricerca sul piezonucleare e nel 2011 Alberto Carpinteri, ordinario di scienza delle costruzioni del Politecnico di Torino, veniva nominato presidente dell’Inrim, afferente al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca che si occupa di scienza delle misurazioni. Carpinteri è uno dei coautori degli articoli nei quali si sostiene l’esistenza delle reazioni piezonucleari e ha dichiarato, per esempio, di riuscire a produrre neutroni frantumando pezzi di granito, marmo e altre rocce, aprendo quindi le speranze a un panorama quasi miracoloso di energia nucleare senza radiazioni né scorie. E Carpinteri, appena insediato, pare abbia proposto una modifica della visione strategica dell’ Inrim proponendo un documento di 20 pagine, di cui quattro dedicate al piezonucleare.
Come si legge nell’appello, “l’Inrim è deputato alle ricerche di metrologia indispensabili alla comunità scientifica, e prima ancora alla tutela della salute e della sicurezza di tutti i cittadini. Esistono altre istituzioni deputate alle ricerche sulle reazioni nucleari quali l’Infn e l’Enea. Per quanto sopra esposto i firmatari invitano il ministero vigilante ad intervenire tempestivamente al fine di verificare se corrispondono al vero le affermazioni, più volte ripetute e riportate a mezzo stampa, che si intende porre tra le priorità dell'attività dell'Inrim lo studio delle reazioni piezonucleari. I proponenti ritengono che questo getterebbe discredito sull'intero sistema della ricerca e auspicano che si possa ricondurre la politica del nostro istituto metrologico nazionale entro i canoni della prassi scientifica unanimemente accettata in tutto il mondo”. E il sospetto è che “dietro questa improbabile vicenda scientifica, a prescindere dalla sua infondatezza, si possano celare interessi materiali assai rilevanti”, si legge sempre nella petizione, che attualmente conta quasi 700 firmatari e che si può leggere e firmare qui.
Fonte: Daily wired.it
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