
Due nuovi studi sul DNA e la morfologia di alcuni resti fossili australiani mettono in dubbio la teoria africana dell'Eva africana e gettano lo scompiglio fra gli antropologi.
SYLVESTRE NUET, LIBERATION, FRANCIA
L'origine dei moderni esseri umani è più complicata di quanto si pensasse".
E' la conclusione del commento di john Relethford, illustre antropologo newyorchese, a una ricerca comparsa il 9 gennaio sulla rivista dell'accademia americana delle scienze (Proceedings of the National Academy of Sciences, Pnas). E riflette il sentimento dominante nella tribù dei paleoantropologi, dopo oltre 15 anni di accese polemiche su questa disputa dai contorni mitici. Polemiche rilanciate, e lasciate senza soluzione, da due recenti lavori: quello pubblicato nei Pnas, guidato da Alan Thorne, che ha studiato il Dna di fossili umani trovati in Australia, e un articolo di Milford Wolpof, un antropologo americano, uscito il 12 gennaio su Science.
Da dove veniamo ? Più esattamente, quali sono i rapporti di parentela tra gli esseri umani moderni e la pletora di uomini fossili scoperti in tutto il mondo ? Da oltre 15 anni i paladini di due ipotesi si contrappongono.
Origine africana
Secondo la prima ipotesi, l'uomo moderno deriva da una "speciazione" - nel gergo dei biologi, la comparsa di una nuova specie - che ha separato nettamente la sua popolazione di origine dagli altri ominidi. Questa ipotesi è diventata nota con la fortunata teoria della "Eva africana" proposta nel 1983 dal genetista americano Alan Wilson. Secondo Wilson, l'analisi della diversità del Dna mitocondriale (trasmesso dalla madre) delle popolazioni attuali dimostra che discendiamo tutti da una piccola popolazione africana di circa centomila anni fa, che si diffuse in tutto il mondo prendendo il posto degli altri uomini preistorici. A sostegno di quest'idea sono giunti altri studi, in particolare quelli sul cromosoma Y,che hanno postulato un "Adamo" anch'esso africano. Problema: gli ultimi calcoli dei genetisti lo collocano in un'epoca più recente, meno di cinquantamila anni fa, cosa che non deve aver facilitato l'incontro tra i due progenitori.
Il modello multiregionale
La seconda ipotesi suppone che, da un milione e mezzo di anni a questa parte, i vari tipi umani - Homo erectus, neandertaliensis, sapiens - siano stati interfecondi; di conseguenza possono essere avvenuti scambi di geni tra le popolazioni. Il nomadismo avrebbe consentito una progressiva mescolanza su scala mondiale... anche se è un'idea poco compatibile con gli sbalzi climatici degli ultimi centomila anni. E' il modello cosiddetto "multiregionale". Uno dei suoi fautori è Milford Wolpof, dell'Università di Chicago, che ha nuovamente studiato nel dettaglio le caratteristiche di ossa fossili di uomini preistorici dell'Australia e dell'Europa orientale.
Il suo obiettivo era scoprire indizi di una continuità regionale che legasse popolazioni distanti oltre centomila anni. I dati raccolti portano i ricercatori a concludere che "la diversità degli uomini moderni non può avere avuto esclusivamente origine da una singola espansione del popolamento nel tardo Pleistocene".
Il gruppo diretto da Alan Thorne, invece, usa il Dna delle ossa fossili per mandare all'aria la storiella dell'Eva africana. I ricercatori hanno analizzato un segmento di Dna mitocondriale di dieci uomini fossili australiani, il più antico dei quali, l'uomo del lago di Mungo, ha 60mila anni. Sorpresa: nel Dna mitocondriale dell'uomo di Mungo c'è un elemento presente soltanto nel cromosoma 11 (ossia nel Dna nucleare) degli esseri umani attuali e dei fossili australiani. Questa radicale distinzione implica che l'uomo di Mungo non può discendere dai mitici "Adamo ed Eva africani", ma gli altri fossili si. Il bello è che, per quanto questo individuo sia il più vecchio del gruppo dei dieci australiani, la sua morfologia gli conferisce decisamente l'aspetto di un uomo moderno. Viceversa, alcuni fossili più recenti, risalenti a circa 15mila anni fa, mostrano una corporatura più robusta, con tratti simili a quelli di uomini più antichi.
Alan Thorne, con malcelata ironia, conclude quindi che "Eva era australiana". Tuttavia secondo André Langaney, del Musée de l'Homme, "questo lavoro dimostra soprattutto che non bisogna interpretare ogni nuovo albero genealogico dei geni umani che si riesce a costruire come se fosse l'albero genealogico degli esseri umani".
Spesso i ricercatori non resistono alla tentazione di saltare incautamente da dati disparati e lacunosi a speculazioni azzardate, ma che "hanno più possibilità di essere pubblicate in una rivista prestigiosa", sottolinea con malizia un genetista. (C.B.)
Tratto da INTERNAZIONALE - 19 gennaio 2001
La seconda ipotesi suppone che, da un milione e mezzo di anni a questa parte, i vari tipi umani - Homo erectus, neandertaliensis, sapiens - siano stati interfecondi; di conseguenza possono essere avvenuti scambi di geni tra le popolazioni. Il nomadismo avrebbe consentito una progressiva mescolanza su scala mondiale... anche se è un'idea poco compatibile con gli sbalzi climatici degli ultimi centomila anni. E' il modello cosiddetto "multiregionale". Uno dei suoi fautori è Milford Wolpof, dell'Università di Chicago, che ha nuovamente studiato nel dettaglio le caratteristiche di ossa fossili di uomini preistorici dell'Australia e dell'Europa orientale.
Il suo obiettivo era scoprire indizi di una continuità regionale che legasse popolazioni distanti oltre centomila anni. I dati raccolti portano i ricercatori a concludere che "la diversità degli uomini moderni non può avere avuto esclusivamente origine da una singola espansione del popolamento nel tardo Pleistocene".
Il gruppo diretto da Alan Thorne, invece, usa il Dna delle ossa fossili per mandare all'aria la storiella dell'Eva africana. I ricercatori hanno analizzato un segmento di Dna mitocondriale di dieci uomini fossili australiani, il più antico dei quali, l'uomo del lago di Mungo, ha 60mila anni. Sorpresa: nel Dna mitocondriale dell'uomo di Mungo c'è un elemento presente soltanto nel cromosoma 11 (ossia nel Dna nucleare) degli esseri umani attuali e dei fossili australiani. Questa radicale distinzione implica che l'uomo di Mungo non può discendere dai mitici "Adamo ed Eva africani", ma gli altri fossili si. Il bello è che, per quanto questo individuo sia il più vecchio del gruppo dei dieci australiani, la sua morfologia gli conferisce decisamente l'aspetto di un uomo moderno. Viceversa, alcuni fossili più recenti, risalenti a circa 15mila anni fa, mostrano una corporatura più robusta, con tratti simili a quelli di uomini più antichi.
Alan Thorne, con malcelata ironia, conclude quindi che "Eva era australiana". Tuttavia secondo André Langaney, del Musée de l'Homme, "questo lavoro dimostra soprattutto che non bisogna interpretare ogni nuovo albero genealogico dei geni umani che si riesce a costruire come se fosse l'albero genealogico degli esseri umani".
Spesso i ricercatori non resistono alla tentazione di saltare incautamente da dati disparati e lacunosi a speculazioni azzardate, ma che "hanno più possibilità di essere pubblicate in una rivista prestigiosa", sottolinea con malizia un genetista. (C.B.)
Tratto da INTERNAZIONALE - 19 gennaio 2001
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Per l’archeologia
ufficiale l’Homo Sapiens, evolutosi in Africa circa 130
millenni fa, si è diffuso in tutta l’Eurasia a
partire da 100 millenni or sono. Quindi, circa 40 mila
anni fa è giunto in Australia, mentre solo 14 millenni
fa arrivò nel Nuovo Mondo, attraversando la prateria
detta Beringia (attuale stretto di Bering). Secondo
questa teoria, solo 10 mila anni fa l’uomo
divenne stanziale sviluppando l’agricoltura e dando
inizio alla fondazione dei primi centri abitati (Gerico,
8000 A.C.).
Vi sono però numerose critiche a questa ipotesi, che sostengono non solo l’inesattezza di questi dati, ma addirittura la possibiltà che l’uomo abbia sviluppato delle civiltà organizzate prima del 9500 A.C.
In effetti potenzialmente l’Homo Sapiens avrebbe potuto, nel corso dei 130 millenni da quando è apparso sulla Terra, sviluppare varie civiltà agresti o marittime, magari evolutesi su piani differenti all’attuale, più spirituali e meno legate al materialismo, per esempio.
Nel corso degli ultimi anni alcuni archeologi hanno trovato in America dei resti umani, che mettono in discussione le teorie ufficiali e portano a riconsiderare l’intero passato dell’uomo, non solo per quanto riguarda le Americhe, ma per l’intero pianeta.
L’archeologa brasiliana Niede Guidon (supportata da vari altri studiosi di fama internazionale) ha trovato resti di Homines Sapientes arcaici nel Piauì (nord-est del Brasile a circa 700 chilometri dalla costa atlantica), che risalgono a 12.000 anni fa.
Le datazioni con il metodo del carbonio 14 hanno provato però che alcuni focolari sono stati utilizzati nella zona oggetto di studio già 60 millenni fa. Questa prova mette in discussione la teoria ufficiale del popolamento delle Americhe secondo la quale i primi abitanti del Nuovo Mondo furono gli appartenenti alla cultura Clovis (deserto del Nuovo Messico), circa 13 millenni fa.
Nel Nuovo Mondo sono stati tanti i ritrovamenti che provano una presenza arcaica dell’uomo, per esempio quello di Monte Verde, in Cile, risalente a 33.000 anni fa.
La teoria riconosciuta del popolamento delle Americhe viene così a cadere, e deve essere completata da altre ipotesi, che considerano la colonizzazione del Nuovo Mondo direttamente dall’Africa, ma anche dalla Melanesia.
Tutto ciò pone sotto un’ottica nuova l’intero periodo durante il quale l’Homo Sapiens colonizzò la Terra, da 100 millenni fa fino ad oggi.
Ora, se si considera che durante questo lungo lasso di tempo, la glaciazione di Wisconsin-Wurm (che durò da 110 a 11,5 millenni fa) era al suo massimo, si può affermare che il livello dei mari era più basso di circa 120 metri rispetto all’attuale. Ciò verosimilmente permise all’uomo di spostarsi più facilmente attraverso gli oceani proprio perchè molte terre ora sommerse affioravano sulla superficie dei mari.
E’ possibile che alcuni gruppi di umani, appartenenti ad etnie a tutt’oggi sconosciute, abbiano fondato delle città costiere, che successivamente furono spazzate via da spaventose inondazioni?
In effetti molte culture hanno lasciato opere letterarie nelle quali si narra di un diluvio, o di un periodo di sconvolgimenti climatici di portata eccezionale: Atrahasis (mito sumero), l’epopea di Gilgamesh (leggende babilonesi), la Bibbia (la Storia degli ebrei), Shujing (classico di Storia cinese), Matsya Purana e Shatapatha Brahmana (testi sacri indiani risalenti al primo millennio prima di Cristo), Timeo e Crizia di Platone (Grecia), il Popul Vuh della civiltà Maya, per citarne solo alcune.
Secondo molti ricercatori di frontiera, ma ultimamente anche vari geologi e climatologi, il diluvio universale fu proprio la fine dell’era glaciale, e accadde circa 11,5 millenni or sono.
Alcuni ricercatori del XX secolo hanno ipotizzato che i sopravvissuti di alcune di queste civiltà antidiluviane si siano rifugiati nei luoghi interni dei continenti, in particolare del Sud America, dove avrebbero rifondato alcune città e gettato le basi per nuove colonizzazioni.
Il primo ricercatore che sostenne questa tesi fu il più grande avventuriero del XX secolo, il colonnello inglese Percy Harrison Fawcett. Alla base dei suoi convincimenti vi fu il ritrovamento di un manoscritto (il n.512), conservato alla Biblioteca Nazionale di Rio de Janeiro, nel quale vi era descritto il ritrovamento da parte del bandeirante Francisco Raposo, nel 1743, di una fantomatica città di pietra nascosta nella selva del Mato Grosso, non lontano dal fiume Xingù.
Fawcett partì varie volte dopo il 1920, esplorando la selva compresa tra i fiumi Xingù e Araguaia, all’altezza della Serra do Roncador.
La sua scomparsa proprio nell’area forestale della Serra do Roncador, alla fine di maggio del 1925, non fece altro che ravvivare la leggenda di una misteriosa città antidiluviana, che inghiottì l’esploratore, suo figlio Jack e un amico che partecipava alla spedizione.
Un altro sostenitore della tesi che i superstiti del diluvio si rifugiarono in Sud America fu l’austriaco Arthur Posnansky, che, nel suo libro Tiwanacu, il luogo d’origine dell’uomo americano, indica per il sito archeologico vicino al lago Titicaca una data di fondazione che risalirebbe al 10.000 A.C.
Anche le piramidi di Pantiacolla (o Paratoari), strane formazioni simmetriche che si ergono, coperte dalla vegetazione, non lontano dal Fiume Alto Madre de Dios (Perù), sono indicate da alcuni come centri di energia utilizzate da popoli antidiluviani che si rifugiarono nella foresta amazzonica molti millenni or sono.
L’ipotesi di civiltà antidiluviane sono state supportate ultimamente anche da alcuni ritrovamenti eccezionali, tutti effettuati sotto il livello dei mari fino a ben 900 metri di profondità.
La prima affascinante scoperta avvenne nel settembre del 1968 quando il Dott.Valentine, mentre stava nuotando al largo dell’isola di Bimini, nelle Bahamas, osservò una strada pavimentata con enormi blocchi di pietra rettangolari e poligonali. Secondo alcuni, queste pietre ciclopiche, perfettamente squadrate e lunghe fino a cinque metri, ricordano molto i massi di Sacsayhuaman, l’imponente struttura situata a pochi chilometri dal Cusco, a ben 3300 metri d’altitudine sul livello dei mari.
Alcuni scettici ritengono che la famosa strada di Bimini non sia altro che un fenomeno naturale chiamato “pavimento a tasselli”, che si origina quando la crosta terrestre viene soggetta a tensione e quindi si frattura in blocchi regolari. Per altri invece, come lo stesso Valentine, ma anche il linguista e scrittore Charles Berlitz, e l’archeologo subaqueo Robert Marx, l’origine della strada di Bimini è artificiale e risale all’era glaciale.
Il secondo interessante ritrovamento, ebbe luogo nel 1969. L’equipaggio del sottomarino statunitense Aluminaut, scoprì per caso, nel fondale della Florida, a 900 metri di profondità, un’altra strada lunga più di 20 chilometri costituita di alluminio, silicio e ossido di magnesio. Ancora oggi non si sa se la misteriosa via sottomarina sia opera di una civiltà evoluta o semplicemente uno stranissimo scherzo della natura.
Nel 1987 sono state individuate al largo dell’isola Yonaguni, la più a sud delle isole Ryukyu, in Giappone, delle strane formazioni megalitiche, a partire dalla profondità di 40 metri.
Lo scienziato Masaaki Kimura visitò le strutture subacquee e dopo attenti studi giunse alla conclusione che l’artefice di quell’opera ciclopica non può essere che l’uomo. Il cosiddetto monumento di Yonaguni, detto anche la “tartaruga” è una grande struttura di roccia rettangolare di 150 x 40 metri, alta 27 metri. La cima del monumento si trova a cinque metri sotto il livello dell’acqua. Secondo l’archeologo subacqueo Sean Kingsley, queste mura, i cui lati sono perpendicolari tra loro, sono opera dell’uomo.
Per Kimura invece queste strani monumenti possono essere stati modificati dall’uomo in un epoca pre-diluviana, quando i ghiacci coprivano gran parte dell’emisfero boreale e il livello dei mari era più basso dell’attuale.
Nel 2000 l’Instituto nazionale di Tecnologia Marina dell’India annunciò di aver trovato, nel fondale prospicente la costa dello stato del Gujarat, a 40 metri di profondità, delle strutture megalitiche simili ad una città. Alcuni archeologi indiani confutarono questa notizia, dicendo che era stata diffusa non seguendo stretti canoni archeologici, ma soprattutto per motivi politici, ovvero per dare all’India il primato di avere dato i natali alla prima civiltà del mondo.
Nel 2001 però il Ministro per la Scienza e Tecnologia Murli Manohar Joshi annunciò ufficialmente la scoperta: le strutture sommerse trovate nel golfo di Khambhat (Cambay) sono i resti di un’antica città che fu cancellata da inondazioni improvvise.
Si affermò anche che le rovine dimostrano una notevole somiglianza con i resti delle civiltà della valle dell’Indo, che si svilupparono ad Harappa e a Mohenjo-Daro, intorno al 2700 A.C.
Verso la fine del 2001 furono incontrati dei pezzi di legno carbonizzato nelle vicinanze della città sommersa, che vennero datati, con il metodo del carbonio 14, 9500 anni prima di Cristo. Nel 2003 e 2004 l’Istituto Nazionale di Tecnologia Marina dell’India fece altre esplorazioni subacquee, durante le quali furono incontrati dei pezzi di ceramica, indizi di attività artistica e artigianale di un popolo antico. I reperti furono inviati in alcuni laboratori indiani ed europei e, per mezzo del metodo della termoluminescenza, furono datati 31 millenni fa. Il geologo indiano Batrinaryan confermò l’autenticità dei ritrovamenti, sostenendo che le reliquie sono state sottoposte ad analisi con la tecnica della diffrazione dei raggi X. In base a questi ritrovamenti la città sommersa di Khambhat sarebbe stata la più antica del mondo risalendo a 31 millenni or sono.
Nel maggio del 2001 la oceanografa canadese Paulina Zelitsky, responsabile della Advanced Digital Communications Company descrisse i risultati di una esplorazione marina nel Mar dei Caraibi, detta Exploramar. Utilizzando un sofisticato robot, dotato di sonar, magnetometro e videocamera, che fu calato nelle profondità del mare e comandato a distanza con un cavo a fibra ottica, fu possibile mappare una zona di fondale immensa, e i risultati furono stupefacenti.
Delle enormi strutture megalitiche situate a ben 600 metri di profondità sono state trovate al largo del Cabo San Antonio, o penisola Guanahacabibes, nell’estremo ovest dell’isola di Cuba. Le strane formazioni sommerse, cubi, parallelepipedi e piramidi, si estendono per ben venti chilometri quadrati. Per la loro grandezza e complessità, sono state battezzate Mega. Per molti è semplicemente una città impossibile, che non si può spiegare con le tecniche scientifiche attuali. Per altri invece le enormi pietre squadrate sono i resti di antiche mura ciclopiche, in quanto dopo un’attenta analisi si giunge alla conclusione che un tempo dette pareti furono esposte agli agenti atmosferici, poiché vi si trovano i resti di un’antica ossidazione. Inoltre in base alle fotografie e ai video divulgati, si nota che esistono delle strutture ripetute come fossero muri utilizzati per abitazioni. Il geologo Manuel Iturralde, che partecipò alle ricerche, sostiene che è possibile che le rovine sommerse siano attribuibili a una civiltà anti-diluviana, che risalirebbe al decimo millennio prima di Cristo.
In seguito a tutti questi ritrovamenti si può giungere alla conclusione che le possibilità che siano esistite delle etnie antidiluviane sono numerose. In effetti lo studio del lunghissimo periodo di tempo durante il quale l’Homo Sapiens ha dominato il pianeta (130 millenni), è solo agli inizi: sembra abbastanza riduttivo pensare che solo a partire dal 8.000 A.C. sia nata la civiltà.
La nostra visione, che definisce la civiltà come una società di persone che praticano l’agricoltura e vivono in villaggi, dandosi delle regole comuni di comportamento, potrebbe essere limitata. Probabilmente alcuni gruppi di umani, pur non raggiungendo livelli tecnologici più avanzati, avevano sviluppato una rete di collegamenti marittimi e praticavano il commercio, basato sul baratto.
Non avevano previsto però che la natura può essere a volte brutale, e molti di loro perirono durante gli sconvolgimenti climatici della fine della glaciazione. E’ verosimile pensare che i sopravvissuti si addentrarono all’interno dei continenti, dove poi si mischiarono con altri loro simili.
La prova definitiva di queste ipotesi tuttavia non è stata ancora dimostrata. Probabilmente è il Sud America che, con le sue foreste ancora oggi impenetrabili, racchiude il mistero delle civiltà antidiluviane che prosperarono durante la lunghissima era glaciale. Siamo solo agli inizi di questa avvincente sfida. Il nostro lontano passato, potrebbe fornirci preziose informazioni non solo sulle nostre origini, ma anche su come affrontare il futuro, migliorando così la nostra vita, soprattutto sul piano della serenità.
2009 Copyrights - Fonte yurileveratto.com
Vi sono però numerose critiche a questa ipotesi, che sostengono non solo l’inesattezza di questi dati, ma addirittura la possibiltà che l’uomo abbia sviluppato delle civiltà organizzate prima del 9500 A.C.
In effetti potenzialmente l’Homo Sapiens avrebbe potuto, nel corso dei 130 millenni da quando è apparso sulla Terra, sviluppare varie civiltà agresti o marittime, magari evolutesi su piani differenti all’attuale, più spirituali e meno legate al materialismo, per esempio.
Nel corso degli ultimi anni alcuni archeologi hanno trovato in America dei resti umani, che mettono in discussione le teorie ufficiali e portano a riconsiderare l’intero passato dell’uomo, non solo per quanto riguarda le Americhe, ma per l’intero pianeta.
L’archeologa brasiliana Niede Guidon (supportata da vari altri studiosi di fama internazionale) ha trovato resti di Homines Sapientes arcaici nel Piauì (nord-est del Brasile a circa 700 chilometri dalla costa atlantica), che risalgono a 12.000 anni fa.
Le datazioni con il metodo del carbonio 14 hanno provato però che alcuni focolari sono stati utilizzati nella zona oggetto di studio già 60 millenni fa. Questa prova mette in discussione la teoria ufficiale del popolamento delle Americhe secondo la quale i primi abitanti del Nuovo Mondo furono gli appartenenti alla cultura Clovis (deserto del Nuovo Messico), circa 13 millenni fa.
Nel Nuovo Mondo sono stati tanti i ritrovamenti che provano una presenza arcaica dell’uomo, per esempio quello di Monte Verde, in Cile, risalente a 33.000 anni fa.
La teoria riconosciuta del popolamento delle Americhe viene così a cadere, e deve essere completata da altre ipotesi, che considerano la colonizzazione del Nuovo Mondo direttamente dall’Africa, ma anche dalla Melanesia.
Tutto ciò pone sotto un’ottica nuova l’intero periodo durante il quale l’Homo Sapiens colonizzò la Terra, da 100 millenni fa fino ad oggi.
Ora, se si considera che durante questo lungo lasso di tempo, la glaciazione di Wisconsin-Wurm (che durò da 110 a 11,5 millenni fa) era al suo massimo, si può affermare che il livello dei mari era più basso di circa 120 metri rispetto all’attuale. Ciò verosimilmente permise all’uomo di spostarsi più facilmente attraverso gli oceani proprio perchè molte terre ora sommerse affioravano sulla superficie dei mari.
E’ possibile che alcuni gruppi di umani, appartenenti ad etnie a tutt’oggi sconosciute, abbiano fondato delle città costiere, che successivamente furono spazzate via da spaventose inondazioni?
In effetti molte culture hanno lasciato opere letterarie nelle quali si narra di un diluvio, o di un periodo di sconvolgimenti climatici di portata eccezionale: Atrahasis (mito sumero), l’epopea di Gilgamesh (leggende babilonesi), la Bibbia (la Storia degli ebrei), Shujing (classico di Storia cinese), Matsya Purana e Shatapatha Brahmana (testi sacri indiani risalenti al primo millennio prima di Cristo), Timeo e Crizia di Platone (Grecia), il Popul Vuh della civiltà Maya, per citarne solo alcune.
Secondo molti ricercatori di frontiera, ma ultimamente anche vari geologi e climatologi, il diluvio universale fu proprio la fine dell’era glaciale, e accadde circa 11,5 millenni or sono.
Alcuni ricercatori del XX secolo hanno ipotizzato che i sopravvissuti di alcune di queste civiltà antidiluviane si siano rifugiati nei luoghi interni dei continenti, in particolare del Sud America, dove avrebbero rifondato alcune città e gettato le basi per nuove colonizzazioni.
Il primo ricercatore che sostenne questa tesi fu il più grande avventuriero del XX secolo, il colonnello inglese Percy Harrison Fawcett. Alla base dei suoi convincimenti vi fu il ritrovamento di un manoscritto (il n.512), conservato alla Biblioteca Nazionale di Rio de Janeiro, nel quale vi era descritto il ritrovamento da parte del bandeirante Francisco Raposo, nel 1743, di una fantomatica città di pietra nascosta nella selva del Mato Grosso, non lontano dal fiume Xingù.
Fawcett partì varie volte dopo il 1920, esplorando la selva compresa tra i fiumi Xingù e Araguaia, all’altezza della Serra do Roncador.
La sua scomparsa proprio nell’area forestale della Serra do Roncador, alla fine di maggio del 1925, non fece altro che ravvivare la leggenda di una misteriosa città antidiluviana, che inghiottì l’esploratore, suo figlio Jack e un amico che partecipava alla spedizione.
Un altro sostenitore della tesi che i superstiti del diluvio si rifugiarono in Sud America fu l’austriaco Arthur Posnansky, che, nel suo libro Tiwanacu, il luogo d’origine dell’uomo americano, indica per il sito archeologico vicino al lago Titicaca una data di fondazione che risalirebbe al 10.000 A.C.
Anche le piramidi di Pantiacolla (o Paratoari), strane formazioni simmetriche che si ergono, coperte dalla vegetazione, non lontano dal Fiume Alto Madre de Dios (Perù), sono indicate da alcuni come centri di energia utilizzate da popoli antidiluviani che si rifugiarono nella foresta amazzonica molti millenni or sono.
L’ipotesi di civiltà antidiluviane sono state supportate ultimamente anche da alcuni ritrovamenti eccezionali, tutti effettuati sotto il livello dei mari fino a ben 900 metri di profondità.
La prima affascinante scoperta avvenne nel settembre del 1968 quando il Dott.Valentine, mentre stava nuotando al largo dell’isola di Bimini, nelle Bahamas, osservò una strada pavimentata con enormi blocchi di pietra rettangolari e poligonali. Secondo alcuni, queste pietre ciclopiche, perfettamente squadrate e lunghe fino a cinque metri, ricordano molto i massi di Sacsayhuaman, l’imponente struttura situata a pochi chilometri dal Cusco, a ben 3300 metri d’altitudine sul livello dei mari.
Alcuni scettici ritengono che la famosa strada di Bimini non sia altro che un fenomeno naturale chiamato “pavimento a tasselli”, che si origina quando la crosta terrestre viene soggetta a tensione e quindi si frattura in blocchi regolari. Per altri invece, come lo stesso Valentine, ma anche il linguista e scrittore Charles Berlitz, e l’archeologo subaqueo Robert Marx, l’origine della strada di Bimini è artificiale e risale all’era glaciale.
Il secondo interessante ritrovamento, ebbe luogo nel 1969. L’equipaggio del sottomarino statunitense Aluminaut, scoprì per caso, nel fondale della Florida, a 900 metri di profondità, un’altra strada lunga più di 20 chilometri costituita di alluminio, silicio e ossido di magnesio. Ancora oggi non si sa se la misteriosa via sottomarina sia opera di una civiltà evoluta o semplicemente uno stranissimo scherzo della natura.
Nel 1987 sono state individuate al largo dell’isola Yonaguni, la più a sud delle isole Ryukyu, in Giappone, delle strane formazioni megalitiche, a partire dalla profondità di 40 metri.
Lo scienziato Masaaki Kimura visitò le strutture subacquee e dopo attenti studi giunse alla conclusione che l’artefice di quell’opera ciclopica non può essere che l’uomo. Il cosiddetto monumento di Yonaguni, detto anche la “tartaruga” è una grande struttura di roccia rettangolare di 150 x 40 metri, alta 27 metri. La cima del monumento si trova a cinque metri sotto il livello dell’acqua. Secondo l’archeologo subacqueo Sean Kingsley, queste mura, i cui lati sono perpendicolari tra loro, sono opera dell’uomo.
Per Kimura invece queste strani monumenti possono essere stati modificati dall’uomo in un epoca pre-diluviana, quando i ghiacci coprivano gran parte dell’emisfero boreale e il livello dei mari era più basso dell’attuale.
Nel 2000 l’Instituto nazionale di Tecnologia Marina dell’India annunciò di aver trovato, nel fondale prospicente la costa dello stato del Gujarat, a 40 metri di profondità, delle strutture megalitiche simili ad una città. Alcuni archeologi indiani confutarono questa notizia, dicendo che era stata diffusa non seguendo stretti canoni archeologici, ma soprattutto per motivi politici, ovvero per dare all’India il primato di avere dato i natali alla prima civiltà del mondo.
Nel 2001 però il Ministro per la Scienza e Tecnologia Murli Manohar Joshi annunciò ufficialmente la scoperta: le strutture sommerse trovate nel golfo di Khambhat (Cambay) sono i resti di un’antica città che fu cancellata da inondazioni improvvise.
Si affermò anche che le rovine dimostrano una notevole somiglianza con i resti delle civiltà della valle dell’Indo, che si svilupparono ad Harappa e a Mohenjo-Daro, intorno al 2700 A.C.
Verso la fine del 2001 furono incontrati dei pezzi di legno carbonizzato nelle vicinanze della città sommersa, che vennero datati, con il metodo del carbonio 14, 9500 anni prima di Cristo. Nel 2003 e 2004 l’Istituto Nazionale di Tecnologia Marina dell’India fece altre esplorazioni subacquee, durante le quali furono incontrati dei pezzi di ceramica, indizi di attività artistica e artigianale di un popolo antico. I reperti furono inviati in alcuni laboratori indiani ed europei e, per mezzo del metodo della termoluminescenza, furono datati 31 millenni fa. Il geologo indiano Batrinaryan confermò l’autenticità dei ritrovamenti, sostenendo che le reliquie sono state sottoposte ad analisi con la tecnica della diffrazione dei raggi X. In base a questi ritrovamenti la città sommersa di Khambhat sarebbe stata la più antica del mondo risalendo a 31 millenni or sono.
Nel maggio del 2001 la oceanografa canadese Paulina Zelitsky, responsabile della Advanced Digital Communications Company descrisse i risultati di una esplorazione marina nel Mar dei Caraibi, detta Exploramar. Utilizzando un sofisticato robot, dotato di sonar, magnetometro e videocamera, che fu calato nelle profondità del mare e comandato a distanza con un cavo a fibra ottica, fu possibile mappare una zona di fondale immensa, e i risultati furono stupefacenti.
Delle enormi strutture megalitiche situate a ben 600 metri di profondità sono state trovate al largo del Cabo San Antonio, o penisola Guanahacabibes, nell’estremo ovest dell’isola di Cuba. Le strane formazioni sommerse, cubi, parallelepipedi e piramidi, si estendono per ben venti chilometri quadrati. Per la loro grandezza e complessità, sono state battezzate Mega. Per molti è semplicemente una città impossibile, che non si può spiegare con le tecniche scientifiche attuali. Per altri invece le enormi pietre squadrate sono i resti di antiche mura ciclopiche, in quanto dopo un’attenta analisi si giunge alla conclusione che un tempo dette pareti furono esposte agli agenti atmosferici, poiché vi si trovano i resti di un’antica ossidazione. Inoltre in base alle fotografie e ai video divulgati, si nota che esistono delle strutture ripetute come fossero muri utilizzati per abitazioni. Il geologo Manuel Iturralde, che partecipò alle ricerche, sostiene che è possibile che le rovine sommerse siano attribuibili a una civiltà anti-diluviana, che risalirebbe al decimo millennio prima di Cristo.
In seguito a tutti questi ritrovamenti si può giungere alla conclusione che le possibilità che siano esistite delle etnie antidiluviane sono numerose. In effetti lo studio del lunghissimo periodo di tempo durante il quale l’Homo Sapiens ha dominato il pianeta (130 millenni), è solo agli inizi: sembra abbastanza riduttivo pensare che solo a partire dal 8.000 A.C. sia nata la civiltà.
La nostra visione, che definisce la civiltà come una società di persone che praticano l’agricoltura e vivono in villaggi, dandosi delle regole comuni di comportamento, potrebbe essere limitata. Probabilmente alcuni gruppi di umani, pur non raggiungendo livelli tecnologici più avanzati, avevano sviluppato una rete di collegamenti marittimi e praticavano il commercio, basato sul baratto.
Non avevano previsto però che la natura può essere a volte brutale, e molti di loro perirono durante gli sconvolgimenti climatici della fine della glaciazione. E’ verosimile pensare che i sopravvissuti si addentrarono all’interno dei continenti, dove poi si mischiarono con altri loro simili.
La prova definitiva di queste ipotesi tuttavia non è stata ancora dimostrata. Probabilmente è il Sud America che, con le sue foreste ancora oggi impenetrabili, racchiude il mistero delle civiltà antidiluviane che prosperarono durante la lunghissima era glaciale. Siamo solo agli inizi di questa avvincente sfida. Il nostro lontano passato, potrebbe fornirci preziose informazioni non solo sulle nostre origini, ma anche su come affrontare il futuro, migliorando così la nostra vita, soprattutto sul piano della serenità.
2009 Copyrights - Fonte yurileveratto.com
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ORIGINE EXTRATERRESTRE dell'UMANITA' - vedi: Origni dell'Uomo, secondo le tradizioni Nantu' (Africa)
Il dr Arthur David Horn autore di "Humanity's Extraterrestrial Origins"
(L'umanità è di origine extraterrestre: Influenze ET sull'evoluzione culturale e biologica del genere umano).
Il dr Horn è un antropologo e uno scienziato, infastidito dalla crescita estremamente rapida, degli esseri umani negli ultimi 10.000 anni o giù di lì. Un evento spirituale, che gli è successo, ha cambiato la sua idea riguardo l'evoluzione darwiniana e si è proposto di studiare il mondo spirituale e fisico.
Ci sono molti punti oscuri nel darwinismo, che non vengono riconosciuto nel mondo accademico. Ad esempio, per l'origine della vita su questo pianeta, come attualmente previsto, le probabilità contro la combinazione chimica casuale sono così improbabili, che può essere esclusa. Inoltre, il fatto che l'Homo erectus vissuto per un milione di anni, ma solo 25 - 30.000 anni fa è apparso all'improvviso l'uomo di Cro-Magnon, umano completamente moderno.
La tradizione della storia orale ha reso possibile per noi avere documenti molto vecchi. Per lui i racconti mesopotamici delle nostre origini sono i migliori. In mesopotamia sono state fatte trascrizioni delle storie in cuneiforme sumerico, e gli stessi racconti possono essere trovati in accadico in leggende babilonesi. Ci sono stati molti errori di traduzione, perché non abbiamo le conoscenze per dar loro un senso preciso.
Egli ritiene che gli extraterrestri sono stati pesantemente coinvolti nel nostro sviluppo biologico, culturale, ed evolutivo, anche prima di iniziare la nostra civiltà. Purtroppo, siamo stati sostanzialmente sotto controllo di forze aliene in quasi tutti i 300.000 anni della nostra storia.
Dr. Horn hanno fatto affidamento su materiali di Zecheria Sitchin, dicendo che questa dovrebbe essere considerata come la nostra vera storia. Noi siamo stati creati da extraterrestri chiamati Annunaki, come una razza ibridata da ominidi nativi, per sostituire i lavoratori che si erano ribellati nelle loro miniere d'oro.
Nostro padre è di origini ET, un Annunaki, e il nostra madre fu una Homo erectus. I primi umani erano sterili, tuttavia Enki, è stato chiamato a farci fertile. La clonazione attraverso "una costola di Adamo" è stato il primo uso di ingegneria genetica su esseri umani (capitolo 2 della Bibbia). Egli si distingue con Sitchin che esiste un solo tipo di ibrido, poiché non vi è evidenza di altri tentativi di progetto.
L'agricoltura è stata iniziata, anche se la caccia e la raccolta era più facile. Ciò ha portato a più di una popolazione che ha portato alla diffusione di malattie e alla siccità che sono stati progettati per controllare l'umanità. La prima civiltà ha avuto un paio d'elite che dominano il resto, proprio come oggi.
I primi esseri umani avevano caratteristiche da rettile, come le hanno gli Annunaki. Alcune statuette sumere sono decisamente di rettile. Avevano facce che sembravano rane, con 3 dita delle mani e dei piedi 3. Gli Annunaki hanno la capacità di mutare forma, Intorno al 3000 aC molti extraterrestri hanno abbandonato la Terra e hanno assunto il partito degli ET regressiti. (Horn, dice che il partito degli ET progressisti sono responsabili per la nostra clonazione, ma gli ET regressisti hanno visto la possibilità di dominare e lo hanno fatto.) Essi ci hanno controllato con distorsioni che alterando la nostra spiritualità. Il complotto rettiliano continua ancora oggi, e il darwinismo è parte di questo. Non hanno bisogno di più le società segrete, in quanto hanno il governo segreto.
Tutti gli uccelli e mammiferi hanno legame con i loro figli, e almeno un genitore si preoccupa per i giovani. Rettili non lo fanno.
I rettiliani sono meno in grado di evoluzione spirituale. Il grigio tipico sembra aver perso le sue emozione per essere allevati orfani e per la riproduzione clonata.
Noi esseri umani abbiamo la responsabilità di raddrizzare questa situazione.
Ora che sappiamo tutto questo, siamo in grado di prendere una decisione consapevole di evolvere spiritualmente. I Sirioti stanno aiutando in questa forma di ispirazione individuale. Tuttavia, i regressisti sembrano fare anche questo, ma ci stanno mentendo.
Illuminante è il testo "Prism of Lyra" (il Prisma di Lyra), degli autori Lyssa Royal e Keith Priest, che lo hanno prodotto attraverso un contatto medianico di channeling con entità extraterrestri. Nel 'Prisma di Lyra' i Sirioti sono dipinti a interferire con i piani di un gruppo di Lyra, che stavano cercando di creare una specie che non aveva la conoscenza del bene e del male.
Come "il gruppo di Lyra" fosse collegato agli Annunaki dei testi sumeri non è chiaro. Forse, i Lyrani del 'Prisma di Lyra' e il Annunaki dei Sumeri sono le stesse entità. O, forse, stiamo guardando a diversi livelli, in cui gli Annunaki del pianeta "dodicesimo" nel nostro sistema solare sono in effetti gli inconsapevoli realizzatori dei desideri di un gruppo di "Lyra" .
Abbiamo visto che l'entità Enki (o EA) è raffigurato nei poemi epici della Mesopotamia storico come aver giocato un ruolo cruciale nella genetica degli esseri umani moderni, e ha sempre sostenuto la causa degli esseri umani, di solito di fronte a una notevole opposizione da altri "dèi", gli Annunaki. Enki, che è identificato come il capo ingegnere genetico del Annunaki e fratellastro di Enlil nei poemi epici di creazione mespotamici, è identificato come il Siriota ", che protegge l'umanità", nel prisma di Lyra.
Queste informazioni da channeling certamente ben si conciliano con i dati storici che abbiamo esaminato. Il lettore ricorderà che abbiamo le prove di soggetti vicinanze del Sirio stella doppia di essere coinvolto negli affari antico degli esseri umani dalla tradizione orale della tribù Dogon del West Africa. Questo, oltre a dati storici indicano che l'antico Egitto è stato coinvolto con esseri provenienti dal sistema planetaio della stella Sirio non lascia nessun dubbio di un collegamento Siriota con l'umanità antica.
Enki ha mostrato frequentemente un comportamento compassionevole verso gli schiavi umani dei Annunaki, ciò rivela la natura di un'essere che era molto più evoluto spiritualmente rispetto agli Annunaki.
Gli Annunaki non vogliono che i loro schiavi sappiano di un dio che aveva in mente il loro miglior interesse e che stava in realtà cercando di aiutarli. D'altra parte, agli Annunaki apparentemente sono necessarie le competenze, soprattutto in ingegneria genetica, di Enki, schiavo della loro specie. Sembra probabile, therfore, che gli Annunaki avrebbero cercato di falsare i conti di Enki, il Siriota, fino al punto di rendere Enki uno di loro.
In ogni caso, il 'Prisma di Lyra' afferma che il Lyrani e i Sirioti, che avevano lavorato insieme nella creazione di esseri umani, i lavoratori primitivi, fossero filosoficamente d'accordo sulla loro creazione. Mentre i Lyrani volevano creare una specie priva di conoscenza della polarità - o di "buono" e "male" - i Sirioti no, visto che l'uomo non potrebbe evolvere spiritualmente senza questa conoscenza. Enki nei testi sumeri a volte è raffigurato come un serpente - un serpente del male - e che forse si trattava di una manovra da Lyrani per trattenere l'umanità dal seguire le istruzioni dei Sirioti che cercavano di aiutare l'umanità. Ciò implica che è stato il gruppo Sirio, che ha incoraggiato Adamo ed Eva a mangiare dell'albero della conoscenza descritto nella storia del giardino di Eden, come contenuta nella Bibbia.
Il Sirioti potrebbero essere stati almeno temporaneamente contrastati dal Lyrani (gli Annunaki ?), nel giardino di Eden, ma sembra che i Sirioti avevano l'ultima parola. Secondo il 'Prisma di Lyra', il gruppo Sirio ha inserito un codice DNA latente negli esseri umani. Il codice viene attivato da una vibrazione accelerante che si verifica quando una civiltà comincia ad evolvere spiritualmente. Come la Terra accelera verso la consapevolezza di sé e la quarta densità (che sta avvenendo attualmente), il codice viene attivato. Una volta attivata, la razza umana espande la sua visione
limitata, come srotola una bobina fino alla fine, e 'tutto ciò che esiste' diventa visibile. Dopo tutto era il loro modo di permettere all'umanità di mangiare il frutto dell'albero della conoscenza.
Forse il codice del DNA latente impiantati di Enki o altri membri del gruppo "Sirio" è sempre attiva. In ogni caso, è sicuro di dire che gli enti da un pianeta vicino a Sirio sono stati molto coinvolti nella nostra evoluzione biologica, culturale e spirituale / creazione.
Attualmente ci stiamo trasformando fisicamente da individui a base di carbonio con 2 strati di DNA in individui a struttura cristallina con 1.024 strati di DNA, perché solo le sostanze cristalline possono sopravvivere su piani dimensionali superiori. Infatti i nostri corpi vengono fusi con gli strati DNA di Sirio: questo modello è abbastanza vicino al nostro e può integrarsi con minimi effetti collaterali. Non sono solo gli umani a trasformarsi, ma tutta la vita sulla Terra sta diventando cristallina.
By Karlhouse – Tratto da it.discussioni.ufo
Commento NdR: pur condividendo in parte questo scritto, lo pubblichiamo per fornire altre ideologie sull'origine dell'Umanita'
ORIGINE EXTRATERRESTRE dell'UMANITA' - vedi: Origni dell'Uomo, secondo le tradizioni Nantu' (Africa)
Il dr Arthur David Horn autore di "Humanity's Extraterrestrial Origins"
(L'umanità è di origine extraterrestre: Influenze ET sull'evoluzione culturale e biologica del genere umano).
Il dr Horn è un antropologo e uno scienziato, infastidito dalla crescita estremamente rapida, degli esseri umani negli ultimi 10.000 anni o giù di lì. Un evento spirituale, che gli è successo, ha cambiato la sua idea riguardo l'evoluzione darwiniana e si è proposto di studiare il mondo spirituale e fisico.
Ci sono molti punti oscuri nel darwinismo, che non vengono riconosciuto nel mondo accademico. Ad esempio, per l'origine della vita su questo pianeta, come attualmente previsto, le probabilità contro la combinazione chimica casuale sono così improbabili, che può essere esclusa. Inoltre, il fatto che l'Homo erectus vissuto per un milione di anni, ma solo 25 - 30.000 anni fa è apparso all'improvviso l'uomo di Cro-Magnon, umano completamente moderno.
La tradizione della storia orale ha reso possibile per noi avere documenti molto vecchi. Per lui i racconti mesopotamici delle nostre origini sono i migliori. In mesopotamia sono state fatte trascrizioni delle storie in cuneiforme sumerico, e gli stessi racconti possono essere trovati in accadico in leggende babilonesi. Ci sono stati molti errori di traduzione, perché non abbiamo le conoscenze per dar loro un senso preciso.
Egli ritiene che gli extraterrestri sono stati pesantemente coinvolti nel nostro sviluppo biologico, culturale, ed evolutivo, anche prima di iniziare la nostra civiltà. Purtroppo, siamo stati sostanzialmente sotto controllo di forze aliene in quasi tutti i 300.000 anni della nostra storia.
Dr. Horn hanno fatto affidamento su materiali di Zecheria Sitchin, dicendo che questa dovrebbe essere considerata come la nostra vera storia. Noi siamo stati creati da extraterrestri chiamati Annunaki, come una razza ibridata da ominidi nativi, per sostituire i lavoratori che si erano ribellati nelle loro miniere d'oro.
Nostro padre è di origini ET, un Annunaki, e il nostra madre fu una Homo erectus. I primi umani erano sterili, tuttavia Enki, è stato chiamato a farci fertile. La clonazione attraverso "una costola di Adamo" è stato il primo uso di ingegneria genetica su esseri umani (capitolo 2 della Bibbia). Egli si distingue con Sitchin che esiste un solo tipo di ibrido, poiché non vi è evidenza di altri tentativi di progetto.
L'agricoltura è stata iniziata, anche se la caccia e la raccolta era più facile. Ciò ha portato a più di una popolazione che ha portato alla diffusione di malattie e alla siccità che sono stati progettati per controllare l'umanità. La prima civiltà ha avuto un paio d'elite che dominano il resto, proprio come oggi.
I primi esseri umani avevano caratteristiche da rettile, come le hanno gli Annunaki. Alcune statuette sumere sono decisamente di rettile. Avevano facce che sembravano rane, con 3 dita delle mani e dei piedi 3. Gli Annunaki hanno la capacità di mutare forma, Intorno al 3000 aC molti extraterrestri hanno abbandonato la Terra e hanno assunto il partito degli ET regressiti. (Horn, dice che il partito degli ET progressisti sono responsabili per la nostra clonazione, ma gli ET regressisti hanno visto la possibilità di dominare e lo hanno fatto.) Essi ci hanno controllato con distorsioni che alterando la nostra spiritualità. Il complotto rettiliano continua ancora oggi, e il darwinismo è parte di questo. Non hanno bisogno di più le società segrete, in quanto hanno il governo segreto.
Tutti gli uccelli e mammiferi hanno legame con i loro figli, e almeno un genitore si preoccupa per i giovani. Rettili non lo fanno.
I rettiliani sono meno in grado di evoluzione spirituale. Il grigio tipico sembra aver perso le sue emozione per essere allevati orfani e per la riproduzione clonata.
Noi esseri umani abbiamo la responsabilità di raddrizzare questa situazione.
Ora che sappiamo tutto questo, siamo in grado di prendere una decisione consapevole di evolvere spiritualmente. I Sirioti stanno aiutando in questa forma di ispirazione individuale. Tuttavia, i regressisti sembrano fare anche questo, ma ci stanno mentendo.
Illuminante è il testo "Prism of Lyra" (il Prisma di Lyra), degli autori Lyssa Royal e Keith Priest, che lo hanno prodotto attraverso un contatto medianico di channeling con entità extraterrestri. Nel 'Prisma di Lyra' i Sirioti sono dipinti a interferire con i piani di un gruppo di Lyra, che stavano cercando di creare una specie che non aveva la conoscenza del bene e del male.
Come "il gruppo di Lyra" fosse collegato agli Annunaki dei testi sumeri non è chiaro. Forse, i Lyrani del 'Prisma di Lyra' e il Annunaki dei Sumeri sono le stesse entità. O, forse, stiamo guardando a diversi livelli, in cui gli Annunaki del pianeta "dodicesimo" nel nostro sistema solare sono in effetti gli inconsapevoli realizzatori dei desideri di un gruppo di "Lyra" .
Abbiamo visto che l'entità Enki (o EA) è raffigurato nei poemi epici della Mesopotamia storico come aver giocato un ruolo cruciale nella genetica degli esseri umani moderni, e ha sempre sostenuto la causa degli esseri umani, di solito di fronte a una notevole opposizione da altri "dèi", gli Annunaki. Enki, che è identificato come il capo ingegnere genetico del Annunaki e fratellastro di Enlil nei poemi epici di creazione mespotamici, è identificato come il Siriota ", che protegge l'umanità", nel prisma di Lyra.
Queste informazioni da channeling certamente ben si conciliano con i dati storici che abbiamo esaminato. Il lettore ricorderà che abbiamo le prove di soggetti vicinanze del Sirio stella doppia di essere coinvolto negli affari antico degli esseri umani dalla tradizione orale della tribù Dogon del West Africa. Questo, oltre a dati storici indicano che l'antico Egitto è stato coinvolto con esseri provenienti dal sistema planetaio della stella Sirio non lascia nessun dubbio di un collegamento Siriota con l'umanità antica.
Enki ha mostrato frequentemente un comportamento compassionevole verso gli schiavi umani dei Annunaki, ciò rivela la natura di un'essere che era molto più evoluto spiritualmente rispetto agli Annunaki.
Gli Annunaki non vogliono che i loro schiavi sappiano di un dio che aveva in mente il loro miglior interesse e che stava in realtà cercando di aiutarli. D'altra parte, agli Annunaki apparentemente sono necessarie le competenze, soprattutto in ingegneria genetica, di Enki, schiavo della loro specie. Sembra probabile, therfore, che gli Annunaki avrebbero cercato di falsare i conti di Enki, il Siriota, fino al punto di rendere Enki uno di loro.
In ogni caso, il 'Prisma di Lyra' afferma che il Lyrani e i Sirioti, che avevano lavorato insieme nella creazione di esseri umani, i lavoratori primitivi, fossero filosoficamente d'accordo sulla loro creazione. Mentre i Lyrani volevano creare una specie priva di conoscenza della polarità - o di "buono" e "male" - i Sirioti no, visto che l'uomo non potrebbe evolvere spiritualmente senza questa conoscenza. Enki nei testi sumeri a volte è raffigurato come un serpente - un serpente del male - e che forse si trattava di una manovra da Lyrani per trattenere l'umanità dal seguire le istruzioni dei Sirioti che cercavano di aiutare l'umanità. Ciò implica che è stato il gruppo Sirio, che ha incoraggiato Adamo ed Eva a mangiare dell'albero della conoscenza descritto nella storia del giardino di Eden, come contenuta nella Bibbia.
Il Sirioti potrebbero essere stati almeno temporaneamente contrastati dal Lyrani (gli Annunaki ?), nel giardino di Eden, ma sembra che i Sirioti avevano l'ultima parola. Secondo il 'Prisma di Lyra', il gruppo Sirio ha inserito un codice DNA latente negli esseri umani. Il codice viene attivato da una vibrazione accelerante che si verifica quando una civiltà comincia ad evolvere spiritualmente. Come la Terra accelera verso la consapevolezza di sé e la quarta densità (che sta avvenendo attualmente), il codice viene attivato. Una volta attivata, la razza umana espande la sua visione
limitata, come srotola una bobina fino alla fine, e 'tutto ciò che esiste' diventa visibile. Dopo tutto era il loro modo di permettere all'umanità di mangiare il frutto dell'albero della conoscenza.
Forse il codice del DNA latente impiantati di Enki o altri membri del gruppo "Sirio" è sempre attiva. In ogni caso, è sicuro di dire che gli enti da un pianeta vicino a Sirio sono stati molto coinvolti nella nostra evoluzione biologica, culturale e spirituale / creazione.
Attualmente ci stiamo trasformando fisicamente da individui a base di carbonio con 2 strati di DNA in individui a struttura cristallina con 1.024 strati di DNA, perché solo le sostanze cristalline possono sopravvivere su piani dimensionali superiori. Infatti i nostri corpi vengono fusi con gli strati DNA di Sirio: questo modello è abbastanza vicino al nostro e può integrarsi con minimi effetti collaterali. Non sono solo gli umani a trasformarsi, ma tutta la vita sulla Terra sta diventando cristallina.
By Karlhouse – Tratto da it.discussioni.ufo
Commento NdR: pur condividendo in parte questo scritto, lo pubblichiamo per fornire altre ideologie sull'origine dell'Umanita'
Post dedicato come informazione netrale e non vera realtà scientifica in parte pubblicata nei testi accademmici o divulgata in ambito accademmico, universitario e non. Quindi non prendiamo responsabilità di ciò che c'è scritto nell'articolo.
Fonte: http://www.mednat.org/new_scienza/origini_uomo.htm
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