
In occasione del Summit sulla Terra del prossimo 20 giugno a Rio
de Janeiro, la rivista Nature ha raccolto dati e portato avanti studi
sulle condizioni del pianeta terrestre. L'esito della ricerca non è tra i
più confortanti: secondo i ricercatori la Terra è molto vicina a un
punto di non ritorno a causa delle pressioni dell'uomo e dei cambiamenti
climatici. Basti pensare che il consumo attuale delle risorse terrestri
è del 50% in più rispetto al consumo normale e alla somma sempre
crescente di immissioni di Co2. Questi ritmi secondo il rapporto non
saranno sostenibili a lungo dal nostro pianeta, che potrebbe colassare
entro il 2030. Un'altra causa va ricercata nelle esigenze di consumo dei
paesi più ricchi, come gli Stati Uniti (che si piazzano al primo
posto), che spingono a saccheggiare le riscorse degli stati più poveri.
"Viviamo
come se avessimo un pianeta in più a nostra disposizione", scrive Jim
Leape, direttore generale del Wwf nel rapporto, "stiamo utilizzando il
50% più risorse di quante la Terra può fornire, e se non si cambia rotta
il numero crescerà molto velocemente".
Cerrto la prospettiva è
inquietante, soprattutto perché dal vertice di Rio del 1992 tutto è
peggiorato nonostante le premesse, e la perdita di biodiversità e le
emissioni di CO2 hanno subito un’accelerazione.
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