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domenica 23 settembre 2012

Gli uragani e le tempeste tropicali atlantiche possono raggiungere l’Europa? Ultimi anni

In realtà non è la prima volta che un uragano o una tropical storm, ancora attiva, come “Nadine”, riesce ad avvicinarsi alle isole Azzorre o alle coste dell’Europa sud-occidentale, arrivando ad effettuare il “landfall” sulle coste atlantiche della Spagna, sul Portogallo, o più spesso tra l’Irlanda e l’Inghilterra. Alle volte può capitare che una tempesta tropicale, o anche un uragano, nato sul caldo mar dei Caraibi o sul golfo del Messico, progredendo verso nord-nord/est e nord-est, a ridosso dell’East Coast, invece di andare a dissiparsi nel cosiddetto “cimitero degli uragani atlantici” (il tratto di oceano Atlantico settentrionale antistante le coste orientali canadesi, dove l‘intensa “Jet Stream“, i sistemi frontali e gli annessi profondi sistemi depressionari extratropicali tendono ad assorbire i resti di queste tempeste tropicali), tendono ad attraversare l’oceano, proiettandosi con la loro traiettoria parabolica in direzione dell’arcipelago delle Azzorre, avvicinandosi sempre più alle coste occidentali europee.




Ciò capita soprattutto in particolari condizioni sinottiche, allorquando il robusto anticiclone sub-tropicale delle Azzorre sbarra la strada al ciclone tropicale, costringendolo ad incanalarsi lungo il margine occidentale e settentrionale della struttura anticiclonica, la quale riesce ad ergere una sorta di barriera invisibile che arresta la velocità di spostamento del sistema. Quando invece, questo è il caso di “Nadine”, la tempesta tropicale, o l’uragano, si muove lungo una traiettoria quasi ortogonale al promontorio anticiclonico oceanico, la perturbazione tropicale, con il suo intenso moto rotatorio, tende ad impattare lungo il bordo più meridionale dell’area anticiclonica, divenendo cosi semi/stazionaria per svariati giorni in pieno oceano, finche l’”Upwelling”, indotto dal sensibile raffreddamento delle acque oceaniche sottostanti per l’intenso moto ondoso generato dai venti di tempesta, non dissipa o indebolisce velocemente la circolazione depressionaria tropicale che si tramuta in un vortice a cuore freddo nella media troposfera. Ma negli ultimi anni, sempre più spesso, si sono osservate delle interessanti, alle volte spettacolari, ciclogenesi puramente tropicali, nascere sopra le acque dell’Atlantico centrale, nel tratto poco a sud-ovest dell’arcipelago delle isole Azzorre. La cosa che ha sorpreso un po’ tutti è che alcuni di questi sistemi, una volta “scoppiata” la convenzione tutto attorno, si sono rapidamente evoluti in veri e propri uragani che hanno raggiunto la 1^ categoria della Saffir-Simpson, con venti medi sostenuti fino a 120-130 km/h attorno l’occhio, sopra acque superficiali che misuravano temperature di soli +25°C, un valore non certo sufficiente per l’insorgenza di un uragano. Esempio di ciclogenesi tropicale attorno le Azzorre In genere gli uragani e i tifoni possono sorgere solo sopra acque superficiali molto calde, con valori > i +26.5°C +27.0°C. Questo è stato il caso di uragani e tempeste tropicali del calibro di “Vince“, “Floyd“, “Karl“,
“Grace” e la stessa “Charley”, che riuscirono a raggiungere le coste occidentali del vecchio continente mantenendo caratteristiche tropicali al 100 %, conservando un cuore molto caldo all’interno che ha tenuto in vita l’attività convettiva per più giorni. Tra questi però solo “Charley” e “Floyd” sono riusciti a raggiungere le coste europee, allo status di uragano di 1^ categoria e tempesta tropicale, con una intensa circolazione ciclonica chiusa e venti medi sostenuti oltre la soglia dei 100 km/h. Va anche specificato che, come per i “TLC” che nascono all’interno del mar Mediterraneo in questo periodo dell’anno, queste particolari ciclogenesi tropicali, che si sviluppano al di fuori della fascia tropicale, siano molto più ristrette e circoscritte rispetto agli uragani del golfo del Messico e quelli che nascono sull’Atlantico tropicale. Tempesta tropicale sull'Atlantico centrale Alcuni di questi sistemi tropicali osservati erano grandi quanto la Sicilia o la Sardegna, conservando però al proprio interno una grande potenza sprigionata sia dal notevolissimo calore latente aspirato dalla superficie oceanica che dal fittissimo movimento rotatorio che continua a rifornire di “carburante” (aria calda e umida pescata sopra la superficie marina) l’intera struttura vorticosa. Alcune di questi cicloni tropicali, seppur più piccoli di quelli osservati tradizionalmente tra l’area Caraibica e le coste degli USA meridionali, sono riusciti ad apportare violente fasi di maltempo tra l’arcipelago portoghese delle Azzorre, le Isole Britanniche, le coste atlantiche francesi, il nord della Spagna (soprattutto la Galizia, la più esposta alle tempeste oceaniche) e il Portogallo, con fortissimi venti, grandi mareggiate e piogge intense e persistenti, con cumulate di oltre i 150 mm in poche ore. Nel 1993 l’uragano “Floyd” è arrivato in Bretagna come uragano di 1^ categoria, con venti di oltre i 120-130 km/h che causarono ingentissimi danni materiali e vasti allagamenti. Nel 1995 è stato invece il turno dell’uragano “Iris” che ha avuto la stessa identica traiettoria, raggiungendo però il Canale della Manica, tra Francia e Inghilterra, come tempesta tropicale,
 anche se è rimasto uragano di 1^ categoria fin quasi sulla Bretagna. I forti venti ciclonici chiusi di una tempesta tropicale in sviluppo attorno le Azzorre ripresi dall'Ascat La tempesta, con i suoi fortissimi venti, originò delle devastanti mareggiate, con onde alte più di 8 metri che raggiunsero le coste della Bretagna. “Charley” invece riuscì a raggiungere le coste dell’Inghilterra meridionale come tempesta tropicale, causando forti piogge e venti forti oltremanica. Ancora più interessante la storia della tropical storm “Arlene”, che dopo aver attraversato l’intero Atlantico, seguendo una particolare traiettoria parabolica lungo il margine settentrionale dell’anticiclone delle Azzorre, arrivo ad effettuare il “landfall” definitivo sulle coste sud-occidentali della Spagna, come una depressione tropicale carica di piogge e temporali. Storia a parte è quella della tempesta tropicale “Grace”, che nacque su acque piuttosto fredde, inferiori ai +25°C, continuando a conservare un cuore caldo su acque molto fredde, fino a +20°C +19°C, prima di dissiparsi davanti le coste lusitane. Quello di “Grace” fu un caso più unico che raro, dato che per la prima volta nella storia è stata osservata una tempesta tropicale nascere sopra acque non proprio calde, con valori di appena +24°C, in genere insufficienti per produrre sistemi tropicali organizzati. Un caso davvero eccezionale, ancora da studiare e approfondire.

Fonte: Meteoweb.it

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