l piccolo arcipelago nel Pacifico è al centro della diatriba, per ora solo diplomatica, tra le due potenze orientali. Oltre mille pescherecci cinesi sono in viaggio verso le acque delle Diaoyu-Senkaku. Intanto i colossi industriali nipponici Panasonic e Canon hanno chiuso alcuni stabilimenti nella Repubblica popolare in seguito ai danneggiamenti subiti durante violente manifestazioni nazionaliste antigiapponesi. Gli Stati Uniti auspicano "una soluzione diplomatica" al più presto
Isole Senkaku o Diaoyu (Archivio La Presse)
PECHINO -
Continua lo “guerra fredda” tra Cina e Giappone sulle isole contese nel Mar Cinese Orientale. Questa mattina Pechino ha inviato circa mille pescherecci nell’arcipelago Diaoyu (chiamato dai giapponesi Senkaku). In questo modo le autorità cinesi intendono affermare la propria giurisdizione nell’area.Questa nuova iniziativa segue quella di venerdì scorso, quando sei pattugliatori cinesi (anche se l'agenzia Nuova Cina ha sempre parlato di due) sono arrivati nelle acque delle Diaoyu per poi però allontanarsi alcune ore dopo. Un funzionario della CMS, la China Marine Surveillance, secondo quanto ha riferito l'agenzia Nuova Cina, ha spiegato:' 'Il rafforzamento della legge e le attività di pattugliamento marino cinesi - ha detto Xiao Huiwu, vice capo del comando della CMS - hanno dimostrato la giurisdizione della Cina sulle isole Diaoyu e hanno avuto un ruolo importante ai fini della tutela degli interessi marittimi del Paese''.
Secondo Xiao, la CMS intensificherà i propri controlli e le proprie attività in prossimità delle isole sempre per riaffermare la sovranità cinese e per porre fine alle “violazioni” da parte del Giappone.
L’acuirsi delle tensioni nelle ultime settimane ha provocato numerose proteste antinipponiche nelle città cinesi, a tal punto che il colosso dell’elettronica giapponese Panasonic ha temporaneamente sospeso le attività in tre dei suoi stabilimenti cinesi, dopo che due di questi sono rimasti danneggiati durante le manifestazioni di sabato scorso. L'attività nelle tre sedi riprenderà domani mentre, secondo la Bbc, anche la Canon avrebbe pensato alla sospensione delle attività in alcuni suoi stabilimenti.
Nella disputa sono stati coinvolti anche gli Stati Uniti in virtù dell’alleanza militare tra Tokio e Washington che prevede un intervento americano in caso di attacco al Giappone. Il segretario alla Difesa USA Leon Panetta ha incontrato recentemente il ministro degli Esteri nipponico, Koichiro Gemba: quest’ultimo è stato molto esplicito nel dire che il trattato di Sicurezza copre anche le isole Senkaku. Panetta, invece, ha osservato che mentre l'Amministrazione Usa conferma gli obblighi derivanti dal trattato col Giappone, non ha preso posizione sulla sovranità delle isole disabitate contese nel mar Cinese orientale.''Gli Stati Uniti, per politica, non prendono posizione sulle rivendicazioni della sovranità. Detto questo, ci aspettiamo - ha rilevato il capo del Pentagono - che questi problemi siano risolti pacificamente. E anche se capiamo le differenze in questo caso riguardo la giurisdizione, è estremamente importante che gli strumenti diplomatici di entrambe le parti siano utilizzati per cercare di risolvere questi problemi in modo costruttivo''. In altri termini, "è nell'interesse di tutti, ed è nell'interesse di ognuno di noi, che Giappone e Cina mantengano buone relazioni e trovino un modo per evitare un'ulteriore escalation dei rapporti''.
La nostra, venti di guerra? Troppo presto per dirlo di sicuro farà cambiare idea la giappone riguardo l'immigrazione Cinese. Un problema che va ad aumentare nel corso degli anni.
Fonte:grr.rai.it
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