Allarme minatori, salvi dopo ore. Al buio da New Delhi a Calcutta

NEW DELHI - Oltre 600 milioni di persone, più degli abitanti dell'Europa intera, sono rimasti oggi al buio in India per il secondo giorno consecutivo a causa di un guasto sulle linee nazionali dell'alta tensione causato probabilmente dall'eccessivo consumo di corrente elettrica. In una vastissima area, dalla capitale New Delhi fino alla metropoli di Calcutta, si sono registrati enormi disagi per i trasporti pubblici, ospedali, uffici, acquedotti fino alle miniere di carbone dove centinaia di minatori sono rimasti per diverse ore intrappolati nel sottosuolo in attesa dei soccorsi.
Per un Paese che ambisce a diventare una nuova potenza economica è stato un brusco richiamo alla realtà. Nonostante i massicci investimenti, la produzione di energia, che dipende per oltre il 50% dal carbone, è ancora inadeguata, anche se i consumi pro capite degli indiani sono tra i più bassi del mondo (il 36% della popolazione non ha l'elettricità). Il guasto, avvenuto dopo le 13 ora indiana (le 9.30 in Italia), si è verificato sulla stessa linea elettrica settentrionale andata in tilt nella notte di domenica e ripristinata dopo otto ore di frenetico lavoro da parte dei tecnici dell'azienda elettrica statale. Ma è stato più esteso perché le linee di trasmissione in quel momento erano interconnesse e quindi si è creato un effetto domino dal nord a est, fino al remoto nord-est. Il ministro uscente dell'Energia, Sushil Kumar Shinde, apparso in televisione, ha dato la colpa all'eccessiva richiesta proveniente dal popoloso Uttar Pradesh (circa 200 milioni di persone). Lo Stato, che guarda caso è guidato da un leader dell'opposizione, ha seccamente smentito. Curiosamente, il ministro Shinde è stato nominato oggi agli Interni in un rimpasto di governo che - è stato detto - era già stato programmato dopo l'elezione dell'ex ministro delle Finanze Pranab Mukherjee a presidente della Repubblica. La "promozione" nel giorno della più grave crisi energetica non ha mancato di sollevare ironie sulla stampa indiana.
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