Il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera rivorrebbe ora il ritorno alle perforazioni “sottocosta” che varrebbe secondo i tecnici del ministero circa 2 miliardi di euro, attraverso royalties fatte pagare alle società di estrazione per compensare gli eventuali danni ambientali.
I senatori del PD, rilasciando dichiarazioni ad arte durante la stesura del decreto, cercano probabilmente di ottenere il mantenimento dell’attuale limite, o comunque non un ritorno al vecchio limite delle 5 miglia.
“Anche se estraessimo le 11 milioni di tonnellate di riserve petrolifere stimate nei fondali marini del nostro Paese, ai consumi attuali li esauriremmo in soli 55 giorni”, hanno detto i sanatori in un comunicato.
Il ministro Passera, ha detto Ferrante, ”ha parlato di 20 mila fantomatici addetti per questo ‘rinascimento petrolifero’, ispirato dai dati di Assominiera, secondo il quale riportare il limite delle trivellazioni da 12 miglia a 5 miglia si tradurrebbe in entrate per lo Stato di 2 miliardi di euro l’anno”.
Si tratta, rilevano, di ”un’operazione a uso e consumo delle multinazionali petrolifere, che provocherebbe un danno in termini di immagine e turismo enorme a tantissime localita’ italiane, senza contare i rischi concreti per l’ambiente, alla base del dietrofront due anni fa del Governo Berlusconi dopo il disastro del Golfo del Messico”.
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